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La vita dei romani la conoscevi? Vediamo come vivevano gli antichi romani!

La vita dei romani durante l’impero

La civiltà di Roma è durata molti secoli, dal 750 a.C. al 450 d.C.: è chiaro che in tanto tempo le abitudini sono cambiate. Nelle prossime pagine descriveremo come si viveva a Roma nel periodo della sua massima potenza, cioè nei primi secoli dell’impero.




Viaggiare

Per spostarsi nei grandi territori che controllavano, i romani avevano costruito molte strade: durante l’impero c’erano 100.000 km di strade principali, cioè larghe e ricoperte di pietra, e molte strade secondarie, più strette e coperte di terra. La strada romana era costruita per durare nel tempo e rimanere sempre in buono stato anche se tutti i giorni passavano migliaia di persone, cavalli e carri.

Nella figura si vede come era fatta una strada romana: tanti strati di terra, sassi e sopra grandi pietre piatte, per essere sempre solida, per non sprofondare e per non riempirsi di fango quando pioveva o

nevicava.

Le strade erano costruite dai soldati, nei periodi in cui non combattevano: i soldati romani erano infatti degli ottimi muratori e ingegneri.

Le strade romane prendevano spesso il nome dall’uomo che le aveva fatte costruire: ad esempio la via Aurelia è stata voluta da Aurelio e collegava Roma con Firenze e Pisa, la via Flaminia, che portava a Rimini, da Flaminio, la via Emilia tra Piacenza e Rimini dal console Emilio; la via Salaria, come dice il nome stesso, si dirigeva verso Ascoli e il mare Adriatico sulle strade in cui si commerciava il sale.

Sulla strada si viaggiava a piedi, oppure su carri tirati da buoi, asini o cavalli, a una velocità di 4 o 5 km all’ora. Un cavallo da corsa era molto più veloce, ma anche più costoso e faticoso: lo usavano solo alcuni soldati e i “postini” (i romani avevano un ottimo servizio di posta).

Viaggiare per mare era più veloce, comodo ed economico e infatti molte persone e soprattutto le merci (ad esempio olio, vino, grano, ferro, legno, pietre, vasi e altri prodotti artigianali) si spostavano sulle grandi navi che attraversavano il Mediterraneo.

Questo spiega anche perché le principali città romane si trovavano vicino al mare o a un fiume navigabile. Di solito non si viaggiava in mezzo al mare, ma preferibilmente vicino alla costa, percorrendo circa 70-100 km al giorno; quando il vento era favorevole e il mare buono, si potevano fare anche 150-200 km al giorno. Però da novembre a marzo non si navigava, perché col tempo cattivo le navi rischiavano di affondare.



Viaggiare, sì, ma con calma


Al tempo dei Romani si viaggiava molto, ma non bisognava avere fretta. Ecco i tempi necessari per percorrere alcuni itinerari frequenti.

Itinerario

Tempo

Da Ostia (il porto sul mare più vicino a Roma, a circa 25 km) a Roma, con una nave tirata da animali o schiavi sul fiume Tevere

3 giorni

In nave, da Ostia in Tunisia con vento favorevole

4 giorni

In nave, da Ostia ad Alessandria d’Egitto con vento favorevole

15 giorni

In nave, da Ostia ad Alessandria d’Egitto con tempo cattivo (poco vento, vento contrario, mare agitato)

40 giorni

Su un carro, da Roma a Milano

16 giorni

Un esercito, da Roma a Napoli

6 giorni

Un soldato-postino a cavallo, da Roma a Napoli

2 giorni

Abitare

Le case dei ricchi



La casa di una famiglia ricca era a un solo piano, con le stanze intorno a due cortili, uno grande e uno piccolo. In mezzo a ogni cortile c’era una vasca piena d’acqua e intorno si aprivano le diverse camere, per dormire, mangiare o per ricevere gli ospiti. C’erano anche la cucina, il bagno e un piccolo altare per gli dei della casa.


Queste case erano molto decorate: i pavimenti erano coperti di mosaici con disegni e decorazioni; le pareti erano colorate di rosso, di verde, di giallo e in alcune stanze c’erano anche delle pitture.


D’inverno, per scaldarsi un po’ si usavano dei bracieri, cioè dei vasi di bronzo dove bruciava il carbone. Per fare luce c’erano le lucerne, lampade di bronzo o di terracotta dove bruciava l’olio, che faceva una fiamma gialla e poco luminosa: insomma, di notte non si vedeva molto nemmeno con la luce accesa.


C’erano pochi mobili: i più belli erano i letti, di legno pregiato o di bronzo, con un materasso leggero e le coperte; poi alcuni tavolini, poche sedie, divani, qualche cassa, qualche panca.





Le case dei poveri

Le famiglie povere vivevano in case molto grandi, così grandi che le chiamavano isole. Siccome a Roma c’era poco spazio per molte persone, le case dei poveri erano alte anche cinque o sei piani.


Ogni famiglia aveva una o due stanze, dove vivevano tutti insieme. Dormivano per terra, su un materasso di paglia, e mangiavano su piccole sedie con un tavolino, e in tutta la casa non c’erano altri mobili. Anche loro usavano le lampade a olio, ma siccome l’olio era costoso, si preferiva stare al buio o con pochissima luce.


Queste case-isole erano costruite male, perché i padroni cercavano di risparmiare: i muri erano sottili, i pavimenti si piegavano e spesso crollavano o si incendiavano.


Gli appartamenti al piano terra erano migliori, e infatti si chiamavano anche domus, come le case dei ricchi. Lì arrivava l’acqua corrente e si poteva avere anche un bagno privato.


Tutti gli altri invece andavano ai bagni pubblici: quelli a pagamento, che costavano comunque poco, erano belli e decorati, ci si sedeva tutti insieme, uno accanto all’altro, e si facevano anche due chiacchiere; chi non poteva permetterseli, andava a fare i suoi bisogni su qualche mucchio di rifiuti, oppure in un vaso che poi svuotava in un pozzo al piano terra o anche gettando il contenuto dalla finestra.

La religione




I romani avevano molti dei, ognuno dei quali aveva i suoi compiti e proteggeva certe attività degli uomini. Ad esempio, Marte era il dio della guerra, Venere la dea dell’amore, Giunone la dea delle donne, Mercurio il dio della scienza, Diana la dea della caccia, Cerere la dea dell’agricoltura, Nettuno il dio del mare e Giove il capo di tutti gli dei.

Ogni famiglia e ogni casa avevano poi i loro dei, chiamati Lari e Penati, che proteggevano gli abitanti e i luoghi.

Ogni tempio era dedicato a un dio particolare. Nel tempio infatti venivano compiuti i sacrifici, cioè si uccidevano animali e si cuocevano cibi per offrirli al dio o alla dea, perché proteggessero gli uomini e le loro attività.


Lavorare (e non lavorare)



A Roma le persone ricche erano poche: possedevano molte terre in campagna, facevano affari, affittavano case. La maggior parte della gente viveva in condizioni più modeste. I commercianti e gli artigiani, ad esempio, lavoravano nella loro bottega, abitavano in case piccole, anche se pulite e comode, avevano alcuni schiavi e cercavano di risparmiare qualcosa per diventare più ricchi e ingrandire i loro affari.

Ma la maggior parte degli abitanti di Roma era povera: non avevano un lavoro fisso e cercavano di guadagnare qualcosa con piccoli lavoretti, ma soprattutto si facevano mantenere dallo Stato e dalle famiglie ricche.

Infatti, tutti i cittadini romani, anche se molto poveri, potevano votare gli uomini politici o comunque li sostenevano mostrando rispetto e stima. I politici, che erano molto ricchi, per ottenere i voti accoglievano i poveri nelle loro case, che diventavano loro “clienti”, e li aiutavano con regali, cibo e piccole somme di denaro.

Anche l’imperatore regalava cibo ai più poveri. Inoltre, sia lui che le famiglie più ricche



organizzavano grandi feste e spettacoli gratuiti, come corse di cavalli, combattimenti di gladiatori, musica e commedie, dove spesso veniva offerto cibo.

Dobbiamo quindi considerare che durante l’età imperiale a Roma molte persone, almeno 150.000, vivevano di carità pubblica e molte altre ricevevano comunque aiuti dallo Stato, soprattutto pane, ma anche verdura e un po’ di carne.

I giochi e gli spettacoli servivano anche per intrattenere tutta questa gente, che non aveva niente da fare.





informazioni tratte dal libro


 
 
 

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